- 1
Giacomo Puccini - O Mio Babbino Caro
- 2
Giacomo Puccini - Nessun Dorma
- 3
Giacomo Puccini - E Lucevan Le Stelle
- 4
Giacomo Puccini - Un Bel Dí, Vedremo
- 5
Giacomo Puccini - Madama Butterfly - Atto II
- 6
Giacomo Puccini - Madama Butterfly - Atto III
- 7
Giacomo Puccini - La Bohèmme - Terzo quadro: La barriera d'Enfer
- 8
Giacomo Puccini - Madama Butterfly - Atto I
- 9
Giacomo Puccini - Signore, ascolta! - Turandot
- 10
Giacomo Puccini - In questa Reggia
- 11
Giacomo Puccini - Non piangere, Liù - Turandot
- 12
Giacomo Puccini - Che Gelida Manina
- 13
Giacomo Puccini - La Bohème - Primo quadro: In soffitta
- 14
Giacomo Puccini - La Bohème - Quarto quadro: In soffitta
- 15
Giacomo Puccini - La Bohème - Secondo quadro: Al Quartiere Latino
La Bohèmme - Terzo quadro: La barriera d'Enfer
Giacomo Puccini
Quadro terzo
«La voce di Mimì aveva una sonorità che penetrava nel cuore di Rodolfo come i rintocchi di un'agonia...
«Egli però aveva per lei un amore geloso, fantastico, bizzarro, isterico...
«Venti volte furono sul punto di dividersi.
«Convien confessare che la loro esistenza era un vero inferno.
«Nondimeno, in mezzo alle tempeste delle loro liti, di comune accordo si soffermavano a riprender lena nella fresca oasi di una notte d'amore... ma all'alba del domani una improvvisa battaglia faceva fuggire spaventato l'amore.
«Così - se fu vita - vissero giorni lieti alternati a molti pessimi nella continua attesa del divorzio...».
«Musetta, per originaria malattia di famiglia e per materiale istinto, possedeva il genio dell'eleganza».
«Questa curiosa creatura dovette, appena nata, domandare uno specchio».
«Intelligente ed arguta, ribelle soprattutto a quanto sapesse di tirannia, non aveva che una regola: il capriccio».
«Certo il solo uomo da lei veramente amato era Marcello - forse perché egli solo sapeva farla soffrire, - ma il lusso era per lei una condizione di salute».
La barriera d'Enfer.
Al di là della barriera, il boulevard esterno e, nell'estremo fondo, la strada d'Orléans che si perde lontana fra le alte case e la nebbia del febbraio, al di qua, a sinistra, un Cabaret ed il piccolo largo della barriera; a destra, il boulevard d'Enfer; a sinistra, quello di Saint-Jacques.
A destra, pure, la imboccatura della via d'Enfer, che mette in pieno Quartiere Latino.
Il Cabaret ha per insegna il quadro di Marcello «Il passaggio del Mar Rosso», ma sotto invece, a larghi caratteri, vi è dipinto «Al porto di Marsiglia». Ai lati della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno zuavo con una enorme corona d'alloro intorno al fez. Alla parete del Cabaret, che guarda verso la barriera, una finestra a pianterreno donde esce luce.
I platani che costeggiano il largo della barriera, grigi, alti e in lunghi filari, dal largo si ripartono diagonalmente verso i due boulevards. Fra platano e platano sedili di marmo. È il febbraio al finire, la neve è dappertutto.
All'alzarsi della tela la scena è immersa nella incertezza della luce della primissima alba. Seduti davanti ad un braciere stanno sonnecchiando i Doganieri. Dal Cabaret, ad intervalli, grida, cozzi di bicchieri, risate. Un doganiere esce dal Cabaret con vino.
La cancellata della barriera è chiusa.
(Dietro la cancellata chiusa, battendo i piedi dal freddo e soffiandosi su le mani intirizzite, stanno alcuni Spazzini.)
Spazzini
Ohè, là, le guardie!... Aprite!... Ohè, là!
Quelli di Gentilly!... Siam gli spazzini!...
(I Doganieri rimangono immobili; gli Spazzini picchiano colle loro scope e badili sulla cancellata urlando.)
(battendo i piedi)
Fiocca la neve... Ohè, là!... Qui s'agghiaccia!
Un Doganiere
(alzandosi assonnato e stirandosi le braccia)
Vengo!
(Va ad aprire, gli Spazzini entrano e si allontanano per la via d'Enfer. Il Doganiere richiude la cancellata.)
Voci interne
(dal cabaret, accompagnano il canto battendo i bicchieri)
Chi nel ber trovò il piacer
nel suo bicchier,
ah! d'una bocca nell'ardor,
trovò l'amor!
Musetta
(dal cabaret)
Ah! Se nel bicchiere sta il piacer,
in giovin bocca sta l'amor!
Voci interne
(dal cabaret)
Trallerallè...
Eva e Noè!
(Dànno in una risata clamorosa)
Lattivendole
(dall'interno)
Hopplà! Hopplà!
(Dal Corpo di Guardia esce il Sergente dei Doganieri, il quale ordina d'aprire la barriera.)
Doganiere
Son già le lattivendole!
Carrettieri
(Tintinnio di campanelli e schioccare di fruste. Pel Boulevard esterno passano dei carri colle grandi lanterne di tela accese fra le ruote.)
(interno)
Hopplà !
Lattivendole
(vicinissime)
Hopplà !
(La nebbia dirada e comincia a far giorno. Entrando in scena a dorso di asinelli, ai doganieri, che controllano e lasciano passare:)
Buon giorno!
Contadine
(entrando in scena con ceste a braccio)
(ai doganieri)
- Burro e cacio!
- Polli ed uova!
(Pagano e i Doganieri le lasciano passare.)
(giunte al crocicchio)
- Voi da che parte andate?
- A San Michele!
- Ci troverem più tardi?
- A mezzodì!
(Si allontanano per diverse strade.)
(I Doganieri ritirano le panche e il braciere.)
(Mimì, dalla via d'Enfer, entra guardando attentamente intorno cercando di riconoscere i luoghi, ma giunta al primo platano la coglie un violento accesso di tosse: riavutasi e veduto il Sergente, gli si avvicina.)
Mimì
(al Sergente)
Sa dirmi, scusi, qual'è l'osteria...
(non ricordando il nome)
dove un pittor lavora?
Sergente
(indicando il Cabaret)
Eccola.
Mimì
Grazie .
(Esce una fantesca dal Cabaret; Mimì le si avvicina.)
O buona donna, mi fate il favore
di cercarmi il pittore
Marcello? Ho da parlargli. Ho tanta fretta.
Ditegli, piano, che Mimì lo aspetta.
(La fantesca rientra nel Cabaret.)
Sergente
(ad uno che passa)
Ehi, quel panier!
Doganiere
(dopo aver visitato il paniere)
Vuoto!
Sergente
Passi!
(Dalla barriera entra altra gente, e chi da una parte, chi dall'altra tutti si allontanano. Le campane dell'ospizio Maria Teresa suonano mattutino. È giorno fatto, giorno d'inverno, triste e caliginoso. Dal Cabaret escono alcune coppie che rincasano.)
Marcello
(Esce dal Cabaret e con sorpresa vede Mimì.)
Mimì?!
Mimì
Son io. Speravo di trovarti qui.
Marcello
È ver. Siam qui da un mese
di quell'oste alle spese.
Musetta insegna il canto ai passeggeri;
Io pingo quel guerrier
sulla facciata.
(Mimì tossisce.)
È freddo. Entrate.
Mimì
C'è
Rodolfo?
Marcello
Sì.
Mimì
Non posso entrar.
Marcello
(sorpreso)
Perché?
Mimì
(Scoppia in pianto)
O buon Marcello, aiuto!
Marcello
Cos'è avvenuto?
Mimì
Rodolfo m'ama. Rodolfo m'ama
mi fugge e si strugge per gelosia.
Un passo, un detto,
un vezzo, un fior lo mettono in sospetto...
Onde corrucci ed ire.
Talor la notte fingo di dormire
e in me lo sento fiso
spiarmi i sogni in viso.
Mi grida ad ogni istante:
Non fai per me, prenditi un altro amante.
Ahimè! In lui parla il rovello;
lo so, ma che rispondergli, Marcello?
Marcello
Quando s'è come voi non si vive in compagnia.
Son lieve a Musetta ed ella è lieve
a me, perché ci amiamo in allegria...
Canti e risa, ecco il fior
d'invariabile amor!
Mimì
Dite bene. Lasciarci conviene.
Aiutateci voi; noi s'è provato
più volte, ma invano.
Fate voi per il meglio.
Marcello
Sta ben! Ora lo sveglio.
Mimì
Dorme?
Marcello
E piombato qui
un'ora avanti l'alba; s'assopì
sopra una panca.
(Fa cenno a Mimì di guardare per la finestra dentro il Cabaret.)
Guardate...
(Mimì tossisce con insistenza.)
(compassionandola)
Che tosse!
Mimì
Da ieri ho l'ossa rotte.
Fuggì da me stanotte
dicendomi: È finita.
A giorno sono uscita
e me ne venni a questa
volta .
Marcello
(osservando Rodolfo nell'interno del Cabaret)
Si desta...
s'alza, mi cerca... viene.
Mimì
Ch'ei non mi veda!
Marcello
Or rincasate...
Mimì... per carità,
non fate scene qua!
(Spinge dolcemente Mimì verso l'angolo del Cabaret di dove però quasi subito sporge curiosa la testa. Marcello corre incontro a Rodolfo.)
Rodolfo
(Esce dal Cabaret ed accorre verso Marcello.)
Marcello. Finalmente!
Qui niun ci sente.
Io voglio separarmi da Mimì.
Marcello
Sei volubil così?
Rodolfo
Già un'altra volta credetti morto il mio cor,
ma di quegli occhi azzurri allo splendor
esso è risorto.
Ora il tedio l'assale.
Marcello
E gli vuoi rinnovare il funerale?
(Mimì non potendo udire le parole, colto il momento opportuno, inosservata, riesce a ripararsi dietro a un platano, presso al quale parlano i due amici.)
Rodolfo
Per sempre!
Marcello
Cambia metro.
Dei pazzi è l'amor tetro
che lacrime distilla.
Se non ride e sfavilla
l'amore è fiacco e roco.
Tu sei geloso.
Rodolfo
Un poco.
Marcello
Collerico, lunatico, imbevuto
di pregiudizi, noioso, cocciuto!
Mimì
(fra sé)
(Or lo fa incollerir! Me poveretta!)
Rodolfo
(con amarezza ironica)
Mimì è una civetta
che frascheggia con tutti. Un moscardino
di Viscontino
le fa l'occhio di triglia.
Ella sgonnella e scopre la caviglia
con un far promettente e lusinghier.
Marcello
Lo devo dir? Non mi sembri sincer.
Rodolfo
Ebbene no, non lo son. Invan nascondo
la mia vera tortura.
Amo Mimì sovra ogni cosa al mondo,
io l'amo, ma ho paura, ma ho paura !
Mimì è tanto malata!
Ogni dì più declina.
La povera piccina
è condannata!
Marcello
(sorpreso)
Mimì?
Mimì
(fra sé)
Che vuol dire?
Rodolfo
Una terribil tosse
l'esil petto le scuote
e già le smunte gote
di sangue ha rosse...
Marcello
Povera Mimì!
(Vorrebbe allontanare Rodolfo.)
Mimì
(piangendo)
Ahimè, morire!
Rodolfo
La mia stanza è una tana
squallida...
il fuoco ho spento.
V'entra e l'aggira il vento
di tramontana.
Essa canta e sorride
e il rimorso m'assale.
Me, cagion del fatale
mal che l'uccide!
Mimì di serra è fiore.
Povertà l'ha sfiorita;
per richiamarla in vita
non basta amore!
Marcello
Che far dunque?
Oh, qual pietà!
Poveretta !
Povera Mimì!
Mimì
(desolata)
O mia vita!
(angosciata)
Ahimè! È finita
O mia vita! È finita
Ahimè, morir!
(La tosse e i singhiozzi violenti rivelano la presenza di Mimì.)
Rodolfo
(vedendola e accorrendo a lei)
Che? Mimì! Tu qui?
M'hai sentito?
Marcello
Ella dunque ascoltava?
Rodolfo
Facile alla paura
per nulla io m'arrovello.
Vien là nel tepor!
(Vuol farla entrare nel Cabaret.)
Mimì
No, quel tanfo mi soffoca!
Rodolfo
Ah, Mimì!
(Stringe amorosamente Mimì fra le sue braccia e l'accarezza.)
(Dal Cabaret si ode ridere sfacciatamente Musetta.)
Marcello
È Musetta
che ride.
(Corre alla finestra del Cabaret.)
Con chi ride? Ah, la civetta!
Imparerai.
(Entra impetuosamente nel Cabaret)
Mimì
(svincolandosi da Rodolfo)
Addio.
Rodolfo
(sorpreso)
Che! Vai?
Mimì
(affettuosamente)
D'onde lieta uscì
al tuo grido d'amore,
torna sola Mimì
al solitario nido.
Ritorna un'altra volta
a intesser finti fior.
Addio, senza rancor.
- Ascolta, ascolta.
Le poche robe aduna che lasciai
sparse. Nel mio cassetto
stan chiusi quel cerchietto
d'or e il libro di preghiere.
Involgi tutto quanto in un grembiale
e manderò il portiere...
- Bada, sotto il guanciale
c'è la cuffietta rosa.
Se... vuoi... serbarla a ricordo d'amor!...
Addio, senza rancor.
Rodolfo
Dunque è proprio finita?
Te ne vai, te ne vai, la mia piccina?!
Addio, sogni d'amor!...
Mimì
Addio, dolce svegliare alla mattina!
Rodolfo
Addio, sognante vita...
Mimì
(sorridendo)
Addio, rabbuffi e gelosie!
Rodolfo
... che un tuo sorriso acqueta!
Mimì
Addio, sospetti!...
Marcello
Baci...
Mimì
Pungenti amarezze!
Rodolfo
Ch'io da vero poeta
rimavo con carezze!
Mimì e Rodolfo
Soli d'inverno è cosa da morire!
Soli! Mentre a primavera
c'è compagno il sol!
(nel Cabaret fracasso di piatti e bicchieri rotti)
Marcello
(di dentro)
Che facevi, che dicevi
presso al fuoco a quel signore?
Musetta
(di dentro)
Che vuoi dir?
(Esce correndo.)
Mimì
Niuno è solo l'april.
Marcello
(fermandosi sulla porta del Cabaret, rivolto a Musetta:)
Al mio venire
hai mutato colore.
Musetta
(con attitudine di provocazione)
Quel signore mi diceva:
Ama il ballo, signorina?
Rodolfo
Si parla coi gigli e le rose.
Marcello
Vana, frivola, civetta!
Musetta
Arrossendo rispondeva:
Ballerei sera e mattina.
Marcello
Quel discorso asconde mire disoneste.
Mimì
Esce dai nidi un cinguettio gentile...
Musetta
Voglio piena libertà!
Marcello
(quasi avventandosi contro Musetta)
Io t'acconcio per le feste
se ti colgo a incivettire!
Mimì e Rodolfo
Al fiorir di primavera
c'è compagno il sol!
Chiacchieran le fontane
la brezza della sera.
Musetta
Ché mi gridi? Ché mi canti?
All'altar non siamo uniti.
Marcello
Bada, sotto il mio cappello
non ci stan certi ornamenti...
Musetta
Io detesto quegli amanti
che la fanno da mariti...
Marcello
Io non faccio da zimbello
ai novizi intraprendenti.
Mimì e Rodolfo
Balsami stende sulle doglie umane.
Musetta
Fo all'amor con chi mi piace!
Marcello
Vana, frivola, civetta!
Musetta
Non ti garba? Ebbene, pace.
ma Musetta se ne va.
Marcello
Ve n'andate? Vi ringrazio:
(ironico)
or son ricco divenuto. Vi saluto.
Mimì e Rodolfo
Vuoi che spettiam
la primavera ancor?
Musetta
Musetta se ne va
(ironica)
sì, se ne va! Vi saluto.
Signor: addio!
vi dico con piacer.
Marcello
Son servo e me ne vo!
Musetta
(S'allontana correndo furibonda, a un tratto si sofferma e gli grida:)
Pittore da bottega!
Marcello
(dal mezzo della scena, gridando:)
Vipera !
Musetta
Rospo !
(Esce.)
Marcello
Strega !
(Entra nel Cabaret.)
Mimì
(avviandosi con Rodolfo)
Sempre tua per la vita...
Rodolfo
Ci lasceremo...
Mimì
Ci lasceremo alla stagion dei fior...
Rodolfo
... alla stagion dei fior...
Mimì
Vorrei che eterno
durasse il verno!
Mimì e Rodolfo
(dall'interno, allontanandosi)
Ci lascerem alla stagion dei fior!
«La voce di Mimì aveva una sonorità che penetrava nel cuore di Rodolfo come i rintocchi di un'agonia...
«Egli però aveva per lei un amore geloso, fantastico, bizzarro, isterico...
«Venti volte furono sul punto di dividersi.
«Convien confessare che la loro esistenza era un vero inferno.
«Nondimeno, in mezzo alle tempeste delle loro liti, di comune accordo si soffermavano a riprender lena nella fresca oasi di una notte d'amore... ma all'alba del domani una improvvisa battaglia faceva fuggire spaventato l'amore.
«Così - se fu vita - vissero giorni lieti alternati a molti pessimi nella continua attesa del divorzio...».
«Musetta, per originaria malattia di famiglia e per materiale istinto, possedeva il genio dell'eleganza».
«Questa curiosa creatura dovette, appena nata, domandare uno specchio».
«Intelligente ed arguta, ribelle soprattutto a quanto sapesse di tirannia, non aveva che una regola: il capriccio».
«Certo il solo uomo da lei veramente amato era Marcello - forse perché egli solo sapeva farla soffrire, - ma il lusso era per lei una condizione di salute».
La barriera d'Enfer.
Al di là della barriera, il boulevard esterno e, nell'estremo fondo, la strada d'Orléans che si perde lontana fra le alte case e la nebbia del febbraio, al di qua, a sinistra, un Cabaret ed il piccolo largo della barriera; a destra, il boulevard d'Enfer; a sinistra, quello di Saint-Jacques.
A destra, pure, la imboccatura della via d'Enfer, che mette in pieno Quartiere Latino.
Il Cabaret ha per insegna il quadro di Marcello «Il passaggio del Mar Rosso», ma sotto invece, a larghi caratteri, vi è dipinto «Al porto di Marsiglia». Ai lati della porta sono pure dipinti a fresco un turco e uno zuavo con una enorme corona d'alloro intorno al fez. Alla parete del Cabaret, che guarda verso la barriera, una finestra a pianterreno donde esce luce.
I platani che costeggiano il largo della barriera, grigi, alti e in lunghi filari, dal largo si ripartono diagonalmente verso i due boulevards. Fra platano e platano sedili di marmo. È il febbraio al finire, la neve è dappertutto.
All'alzarsi della tela la scena è immersa nella incertezza della luce della primissima alba. Seduti davanti ad un braciere stanno sonnecchiando i Doganieri. Dal Cabaret, ad intervalli, grida, cozzi di bicchieri, risate. Un doganiere esce dal Cabaret con vino.
La cancellata della barriera è chiusa.
(Dietro la cancellata chiusa, battendo i piedi dal freddo e soffiandosi su le mani intirizzite, stanno alcuni Spazzini.)
Spazzini
Ohè, là, le guardie!... Aprite!... Ohè, là!
Quelli di Gentilly!... Siam gli spazzini!...
(I Doganieri rimangono immobili; gli Spazzini picchiano colle loro scope e badili sulla cancellata urlando.)
(battendo i piedi)
Fiocca la neve... Ohè, là!... Qui s'agghiaccia!
Un Doganiere
(alzandosi assonnato e stirandosi le braccia)
Vengo!
(Va ad aprire, gli Spazzini entrano e si allontanano per la via d'Enfer. Il Doganiere richiude la cancellata.)
Voci interne
(dal cabaret, accompagnano il canto battendo i bicchieri)
Chi nel ber trovò il piacer
nel suo bicchier,
ah! d'una bocca nell'ardor,
trovò l'amor!
Musetta
(dal cabaret)
Ah! Se nel bicchiere sta il piacer,
in giovin bocca sta l'amor!
Voci interne
(dal cabaret)
Trallerallè...
Eva e Noè!
(Dànno in una risata clamorosa)
Lattivendole
(dall'interno)
Hopplà! Hopplà!
(Dal Corpo di Guardia esce il Sergente dei Doganieri, il quale ordina d'aprire la barriera.)
Doganiere
Son già le lattivendole!
Carrettieri
(Tintinnio di campanelli e schioccare di fruste. Pel Boulevard esterno passano dei carri colle grandi lanterne di tela accese fra le ruote.)
(interno)
Hopplà !
Lattivendole
(vicinissime)
Hopplà !
(La nebbia dirada e comincia a far giorno. Entrando in scena a dorso di asinelli, ai doganieri, che controllano e lasciano passare:)
Buon giorno!
Contadine
(entrando in scena con ceste a braccio)
(ai doganieri)
- Burro e cacio!
- Polli ed uova!
(Pagano e i Doganieri le lasciano passare.)
(giunte al crocicchio)
- Voi da che parte andate?
- A San Michele!
- Ci troverem più tardi?
- A mezzodì!
(Si allontanano per diverse strade.)
(I Doganieri ritirano le panche e il braciere.)
(Mimì, dalla via d'Enfer, entra guardando attentamente intorno cercando di riconoscere i luoghi, ma giunta al primo platano la coglie un violento accesso di tosse: riavutasi e veduto il Sergente, gli si avvicina.)
Mimì
(al Sergente)
Sa dirmi, scusi, qual'è l'osteria...
(non ricordando il nome)
dove un pittor lavora?
Sergente
(indicando il Cabaret)
Eccola.
Mimì
Grazie .
(Esce una fantesca dal Cabaret; Mimì le si avvicina.)
O buona donna, mi fate il favore
di cercarmi il pittore
Marcello? Ho da parlargli. Ho tanta fretta.
Ditegli, piano, che Mimì lo aspetta.
(La fantesca rientra nel Cabaret.)
Sergente
(ad uno che passa)
Ehi, quel panier!
Doganiere
(dopo aver visitato il paniere)
Vuoto!
Sergente
Passi!
(Dalla barriera entra altra gente, e chi da una parte, chi dall'altra tutti si allontanano. Le campane dell'ospizio Maria Teresa suonano mattutino. È giorno fatto, giorno d'inverno, triste e caliginoso. Dal Cabaret escono alcune coppie che rincasano.)
Marcello
(Esce dal Cabaret e con sorpresa vede Mimì.)
Mimì?!
Mimì
Son io. Speravo di trovarti qui.
Marcello
È ver. Siam qui da un mese
di quell'oste alle spese.
Musetta insegna il canto ai passeggeri;
Io pingo quel guerrier
sulla facciata.
(Mimì tossisce.)
È freddo. Entrate.
Mimì
C'è
Rodolfo?
Marcello
Sì.
Mimì
Non posso entrar.
Marcello
(sorpreso)
Perché?
Mimì
(Scoppia in pianto)
O buon Marcello, aiuto!
Marcello
Cos'è avvenuto?
Mimì
Rodolfo m'ama. Rodolfo m'ama
mi fugge e si strugge per gelosia.
Un passo, un detto,
un vezzo, un fior lo mettono in sospetto...
Onde corrucci ed ire.
Talor la notte fingo di dormire
e in me lo sento fiso
spiarmi i sogni in viso.
Mi grida ad ogni istante:
Non fai per me, prenditi un altro amante.
Ahimè! In lui parla il rovello;
lo so, ma che rispondergli, Marcello?
Marcello
Quando s'è come voi non si vive in compagnia.
Son lieve a Musetta ed ella è lieve
a me, perché ci amiamo in allegria...
Canti e risa, ecco il fior
d'invariabile amor!
Mimì
Dite bene. Lasciarci conviene.
Aiutateci voi; noi s'è provato
più volte, ma invano.
Fate voi per il meglio.
Marcello
Sta ben! Ora lo sveglio.
Mimì
Dorme?
Marcello
E piombato qui
un'ora avanti l'alba; s'assopì
sopra una panca.
(Fa cenno a Mimì di guardare per la finestra dentro il Cabaret.)
Guardate...
(Mimì tossisce con insistenza.)
(compassionandola)
Che tosse!
Mimì
Da ieri ho l'ossa rotte.
Fuggì da me stanotte
dicendomi: È finita.
A giorno sono uscita
e me ne venni a questa
volta .
Marcello
(osservando Rodolfo nell'interno del Cabaret)
Si desta...
s'alza, mi cerca... viene.
Mimì
Ch'ei non mi veda!
Marcello
Or rincasate...
Mimì... per carità,
non fate scene qua!
(Spinge dolcemente Mimì verso l'angolo del Cabaret di dove però quasi subito sporge curiosa la testa. Marcello corre incontro a Rodolfo.)
Rodolfo
(Esce dal Cabaret ed accorre verso Marcello.)
Marcello. Finalmente!
Qui niun ci sente.
Io voglio separarmi da Mimì.
Marcello
Sei volubil così?
Rodolfo
Già un'altra volta credetti morto il mio cor,
ma di quegli occhi azzurri allo splendor
esso è risorto.
Ora il tedio l'assale.
Marcello
E gli vuoi rinnovare il funerale?
(Mimì non potendo udire le parole, colto il momento opportuno, inosservata, riesce a ripararsi dietro a un platano, presso al quale parlano i due amici.)
Rodolfo
Per sempre!
Marcello
Cambia metro.
Dei pazzi è l'amor tetro
che lacrime distilla.
Se non ride e sfavilla
l'amore è fiacco e roco.
Tu sei geloso.
Rodolfo
Un poco.
Marcello
Collerico, lunatico, imbevuto
di pregiudizi, noioso, cocciuto!
Mimì
(fra sé)
(Or lo fa incollerir! Me poveretta!)
Rodolfo
(con amarezza ironica)
Mimì è una civetta
che frascheggia con tutti. Un moscardino
di Viscontino
le fa l'occhio di triglia.
Ella sgonnella e scopre la caviglia
con un far promettente e lusinghier.
Marcello
Lo devo dir? Non mi sembri sincer.
Rodolfo
Ebbene no, non lo son. Invan nascondo
la mia vera tortura.
Amo Mimì sovra ogni cosa al mondo,
io l'amo, ma ho paura, ma ho paura !
Mimì è tanto malata!
Ogni dì più declina.
La povera piccina
è condannata!
Marcello
(sorpreso)
Mimì?
Mimì
(fra sé)
Che vuol dire?
Rodolfo
Una terribil tosse
l'esil petto le scuote
e già le smunte gote
di sangue ha rosse...
Marcello
Povera Mimì!
(Vorrebbe allontanare Rodolfo.)
Mimì
(piangendo)
Ahimè, morire!
Rodolfo
La mia stanza è una tana
squallida...
il fuoco ho spento.
V'entra e l'aggira il vento
di tramontana.
Essa canta e sorride
e il rimorso m'assale.
Me, cagion del fatale
mal che l'uccide!
Mimì di serra è fiore.
Povertà l'ha sfiorita;
per richiamarla in vita
non basta amore!
Marcello
Che far dunque?
Oh, qual pietà!
Poveretta !
Povera Mimì!
Mimì
(desolata)
O mia vita!
(angosciata)
Ahimè! È finita
O mia vita! È finita
Ahimè, morir!
(La tosse e i singhiozzi violenti rivelano la presenza di Mimì.)
Rodolfo
(vedendola e accorrendo a lei)
Che? Mimì! Tu qui?
M'hai sentito?
Marcello
Ella dunque ascoltava?
Rodolfo
Facile alla paura
per nulla io m'arrovello.
Vien là nel tepor!
(Vuol farla entrare nel Cabaret.)
Mimì
No, quel tanfo mi soffoca!
Rodolfo
Ah, Mimì!
(Stringe amorosamente Mimì fra le sue braccia e l'accarezza.)
(Dal Cabaret si ode ridere sfacciatamente Musetta.)
Marcello
È Musetta
che ride.
(Corre alla finestra del Cabaret.)
Con chi ride? Ah, la civetta!
Imparerai.
(Entra impetuosamente nel Cabaret)
Mimì
(svincolandosi da Rodolfo)
Addio.
Rodolfo
(sorpreso)
Che! Vai?
Mimì
(affettuosamente)
D'onde lieta uscì
al tuo grido d'amore,
torna sola Mimì
al solitario nido.
Ritorna un'altra volta
a intesser finti fior.
Addio, senza rancor.
- Ascolta, ascolta.
Le poche robe aduna che lasciai
sparse. Nel mio cassetto
stan chiusi quel cerchietto
d'or e il libro di preghiere.
Involgi tutto quanto in un grembiale
e manderò il portiere...
- Bada, sotto il guanciale
c'è la cuffietta rosa.
Se... vuoi... serbarla a ricordo d'amor!...
Addio, senza rancor.
Rodolfo
Dunque è proprio finita?
Te ne vai, te ne vai, la mia piccina?!
Addio, sogni d'amor!...
Mimì
Addio, dolce svegliare alla mattina!
Rodolfo
Addio, sognante vita...
Mimì
(sorridendo)
Addio, rabbuffi e gelosie!
Rodolfo
... che un tuo sorriso acqueta!
Mimì
Addio, sospetti!...
Marcello
Baci...
Mimì
Pungenti amarezze!
Rodolfo
Ch'io da vero poeta
rimavo con carezze!
Mimì e Rodolfo
Soli d'inverno è cosa da morire!
Soli! Mentre a primavera
c'è compagno il sol!
(nel Cabaret fracasso di piatti e bicchieri rotti)
Marcello
(di dentro)
Che facevi, che dicevi
presso al fuoco a quel signore?
Musetta
(di dentro)
Che vuoi dir?
(Esce correndo.)
Mimì
Niuno è solo l'april.
Marcello
(fermandosi sulla porta del Cabaret, rivolto a Musetta:)
Al mio venire
hai mutato colore.
Musetta
(con attitudine di provocazione)
Quel signore mi diceva:
Ama il ballo, signorina?
Rodolfo
Si parla coi gigli e le rose.
Marcello
Vana, frivola, civetta!
Musetta
Arrossendo rispondeva:
Ballerei sera e mattina.
Marcello
Quel discorso asconde mire disoneste.
Mimì
Esce dai nidi un cinguettio gentile...
Musetta
Voglio piena libertà!
Marcello
(quasi avventandosi contro Musetta)
Io t'acconcio per le feste
se ti colgo a incivettire!
Mimì e Rodolfo
Al fiorir di primavera
c'è compagno il sol!
Chiacchieran le fontane
la brezza della sera.
Musetta
Ché mi gridi? Ché mi canti?
All'altar non siamo uniti.
Marcello
Bada, sotto il mio cappello
non ci stan certi ornamenti...
Musetta
Io detesto quegli amanti
che la fanno da mariti...
Marcello
Io non faccio da zimbello
ai novizi intraprendenti.
Mimì e Rodolfo
Balsami stende sulle doglie umane.
Musetta
Fo all'amor con chi mi piace!
Marcello
Vana, frivola, civetta!
Musetta
Non ti garba? Ebbene, pace.
ma Musetta se ne va.
Marcello
Ve n'andate? Vi ringrazio:
(ironico)
or son ricco divenuto. Vi saluto.
Mimì e Rodolfo
Vuoi che spettiam
la primavera ancor?
Musetta
Musetta se ne va
(ironica)
sì, se ne va! Vi saluto.
Signor: addio!
vi dico con piacer.
Marcello
Son servo e me ne vo!
Musetta
(S'allontana correndo furibonda, a un tratto si sofferma e gli grida:)
Pittore da bottega!
Marcello
(dal mezzo della scena, gridando:)
Vipera !
Musetta
Rospo !
(Esce.)
Marcello
Strega !
(Entra nel Cabaret.)
Mimì
(avviandosi con Rodolfo)
Sempre tua per la vita...
Rodolfo
Ci lasceremo...
Mimì
Ci lasceremo alla stagion dei fior...
Rodolfo
... alla stagion dei fior...
Mimì
Vorrei che eterno
durasse il verno!
Mimì e Rodolfo
(dall'interno, allontanandosi)
Ci lascerem alla stagion dei fior!